Scegliere il punto di vista

Sarai stufo di sentirlo (anzi, di leggerlo), ma non si può parlare di scrittura immersiva senza parlare del punto di vista. O, meglio, del personaggio portatore di punto di vista.


Poiché conosci bene, ormai, il mio modo di lavorare, non ti sorprenderà sapere che, quando mi viene fatta una domanda su questo tema, la mia risposta è sempre la stessa: prima persona o terza persona. Attenzione, però: per ovvi motivi, non la terza persona onnisciente.


L'importante è tenere a mente che, in entrambi i casi, dovrà letteralmente entrare nella testa del personaggio portatore di punto di vista.


La vera domanda, però, è: quale punto di vista si adatta meglio alla storia che vuoi raccontare?

Per capirlo, l'unica cosa che puoi fare è valutare i pro e i contro di entrambi. A differenza di ciò che molti pensano, infatti, non sono

"interscambiabili". Andiamo a vederli nel dettaglio.


Prima persona 


Dobbiamo inevitabilmente partire dal presupposto che la prima persona permette il massimo livello di immersione. Per forza di cose, sia noi che l'autore siamo sempre all'interno della mente del protagonista. Dall'inizio alla fine.

Mi è capitato spesso di leggere libri scritti in prima persona in cui il protagonista tende a rivolgersi più volte al lettore. A prima vista, potrebbe sembrare un ottimo modo per coinvolgere chi legge, giusto? In realtà, però, non è così.

Un'impostazione del genere, infatti, non fa altro che dirci: "Sai che è tutto finto, vero? È solo una storiella che ti sto raccontando; tu non se qui con me!". Il distacco, se vogliamo, è ancora più evidente, in questo modo.

Oltre a questo, stiamo anche interrompendo l'azione per dare spazio ai vaneggiamenti del protagonista. E una scelta del genere, come abbiamo visto, non è la più saggia, se il tuo intento è quello di catturare subito il lettore e trascinarlo di peso nella storia.

Quindi, il mio consiglio è quello di abbandonare l'idea di parlare con chi ti legge e usare la prima persona nel modo in cui ti permette di ottenere i risultati migliori: quello immersivo.


Vantaggi della prima persona


Passiamo ad analizzare i maggiori vantaggi di una narrazione in prima persona.

Come abbiamo già detto, ci permette di essere davvero coinvolti nella storia, e a ciò va aggiunto il fatto che l'autore ha la massima libertà per quanto riguarda la gestione dei pensieri del PoV.

Meglio le virgolette? Quali, però? Le alte o le caporali? O, forse, è preferibile usare il corsivo?

Niente di tutto questo. Scrivendo in prima persona, la narrazione pura e i pensieri del PoV si mescolano. Non ci sono distinzioni, a livello grafico; non ci sono quei fastidiosi "pensò" o "si chiese" che, invece di dirci subito che pensa il protagonista, ce lo annunciano.


Svantaggi della prima persona


Per quanto riguarda la scrittura immersiva, la narrazione in prima persona può diventare problematica nel momento in cui scegli di scrivere la tua storia al passato.


Il vero coinvolgimento, la sensazione di essere parte delle vicende si raggiunge molto più facilmente scrivendo al presente.

Il passato, al contrario, tende a dare subito l'idea di "già vissuto", cosa che rischia di allontanare i lettori più esigenti. A differenza del presente, il passato non riesce a simulare in tutto e per tutto l'esperienza reale.

Nonostante questo, non condanno l'uso del passato; una buona gestione è in grado di ridurre in modo eccezionale questa criticità.




Un altro piccolo svantaggio della prima persona al passato è legato alla cura dei dettagli. Se noi adottiamo un approccio immersivo, quindi, una storia che, invece di essere raccontata, si sviluppa davanti ai nostri occhi, il lettore non può non storcere un po' il naso, di fronte a questa scelta.

Pensaci: nel momento in cui racconti a qualcuno un fatto che ti è accaduto qualche tempo fa (a proposito, ti sei mai soffermato a riflettere sul fatto che anche noi riportiamo al presente gli eventi passati, per renderli più vividi quando li raccontiamo? Era un piccolo spoiler), quanto sei accurato, in quanto a dettagli?

Abbastanza, magari, se è un evento ancora fresco.
Decisamente poco
, se risale a diverso tempo fa.

Ecco, è proprio questo il punto.

Quando inizio a leggere una storia scritta in prima persona e al passato, mi chiedo sempre: quanto tempo fa è accaduto? Come fa il protagonista a ricordare così bene ogni singolo dettaglio, ogni espressione, ogni battuta di dialogo?

E così, l'incantesimo del "qui e ora" svanisce di nuovo. Certo, ora mi dirai che grazie alla sospensione dell'incredulità il problema non si pone. Giusto. Però, se hai la possibilità di rendere l'esperienza di lettura ancora più travolgente, per il lettore, perché non farlo?




Terza persona


Grazie al mio lavoro, ho notato che gli autori hanno una vera e propria passione, per la terza persona. Come non comprenderli, del resto? La maggior parte dei miei libri preferiti narrata in terza persona.

Ho sempre pensato che non mi sarei mai sentita più "dentro la storia" di così. Ho sempre pensato che, quelle storie, non potrebbe mai essere scritto in un modo che fosse ancora più coinvolgente.

Solo ora capisco quanto fossi lontana dalla realtà. Una terza persona onnisciente o poco focalizzata non permette di raggiungere neanche la metà del coinvolgimento a cui possiamo aspirare grazie a una terza persona in cui il punto di vista sia focalizzato in modo profondo. Provare per credere.


Vantaggi della terza persona


La terza persona è più facile da gestire, quando abbiamo a che fare con una storia in cui ci sono più personaggi portatori di punto di vista. Ovviamente, possiamo ottenere buonissimi risultati anche usando la prima persona, ma il lavoro sarà molto più impegnativo. Il rischio maggiore, in questo caso, è che i vari personaggi parlino allo stesso modo.

Trattando il tema dell'incipit, però, il problema della voce, ora, non ci riguarda.


Svantaggi della terza persona


Dato che abbiamo detto che la prima persona rappresenta il massimo della libertà, quando si parla di pensieri, viene da sé concludere che, invece, la terza persona non ci dia la medesima possibilità.

Per quanto mi riguarda, io adotto questa soluzione: il corsivo.

Usando il corsivo, grazie alla componente visiva, il lettore capirà subito che la frase che sta leggendo non è pura narrazione ma un pensiero del PoV.

Però, non dobbiamo dimenticare che il corsivo ha anche altre funzioni (tra le tante, quella di evidenziare le parole straniere), quindi, se "abusiamo" di questa possibilità, rischiamo di confondere il lettore.

In ogni caso, devi tenere a mente che, anche se la storia è narrata in terza persona e al passato, i pensieri dovranno essere scritti in prima persona e al presente.




Quando si scrive in terza persona, il rischio di invadere il punto di vista è maggiore, rispetto alla narrazione in prima persona. Non mi riferisco ai già citati verbi di percezione, i quali rivelano la presenza di un narratore (esattamente ciò che non dovrebbe succedere, con la scrittura immersiva).

Sto parlando dei pensieri e delle emozioni di personaggi che non siano il PoV.

Se Ted è il personaggio portatore di punto di vista della nostra storia, non potremo mai scrivere una frase come:


"James si alza e prende il telefono dalla tasca dei pantaloni. Ted si avvicina e allunga il collo verso di lui. James fa un passo indietro. Non aveva mai sopportato il fatto che fosse sempre così curioso".


Ted, infatti, come fa a sapere cosa passa per la testa di James, in quel preciso momento? Se James non lo rivela in qualche modo (attraverso un gesto della mano, un'espressione o una battuta di dialogo), l'autore ha invaso il punto di vista.




Un altro piccolo difetto della terza persona è che ci obbliga a ripetere i nomi dei vari personaggi un numero incredibile di volte. Compreso il nome del PoV.

Secondo te, Ted potrebbe mai pensare a sé stesso come a "il ragazzo"? Direi proprio di no.

Comunque, questo è un discorso che esula da questo corso, dato che (si spera!) il problema in questione non riguarda l'incipit.




Per concludere, tieni a mente che, soprattutto quando si parla di scrittura immersiva, la prima persona e la terza persona hanno uno svantaggio comune: il PoV non può mostrarci ciò che non vede e non può riportarci conversazioni a cui non assiste.


In poche parole, quando ti trovi a scrivere una scena a cui il PoV non ha assistito, devi fare attenzione e trovare un escamotage per non fare errori.

Ma, anche in questo caso, siamo già troppo avanti. Chissà, forse, prima o poi ne riparleremo.


Complete and Continue  
Discussion

0 comments